(ANSA) - ROMA, 07 FEB - Capelli come fiamme che alimentano la
lotta e la protesta. Sono illustrati nelle nuove copertine di
cinque libri di scrittrici iraniane che le Edizioni E/O
riportano in libreria per l'8 marzo in una nuova edizione.
Profondamente diverse fra loro, Nahal Tajadod, Négar Djavadi,
Shokoofeh Azar, Fariba Hachtroud e Parisa Reza raccontano le
mille rivoluzioni di un paese senza pace.
"L'idea è di fare quanto possiamo per sostenere la voce delle
donne iraniane e diffondere il loro punto di vista sulla propria
storia, e sull'Iran di ieri e di oggi" sottolinea la casa
editrice.
Nel romanzo "L'attrice di Teheran" Nahal Tajadod - nata a
Teheran nel 1960 in una famiglia di intellettuali, trasferita in
Francia nel 1977, prima dello scoppio della rivoluzione islamica
e dell'avvento del regime dei mullah - mette a confronto in un
gioco di specchi due donne iraniane di diverse generazioni. La
prima è una giovane attrice di grande successo, nata dopo la
rivoluzione del 1979, che ha conosciuto solo il regime islamico.
La seconda è un famosa scrittrice cresciuta nell'Iran dello
Scià.
Mentre in 'Disorientale', primo romanzo di Négar Djavadi, che
vive a Parigi ed è nata in Iran nel 1969 in una famiglia di
intellettuali che si sono opposti prima allo Scià e poi a
Khomeini, sfilano tre generazioni della storia familiare di
Kimiâ, che vive in esilio a Parigi da quando aveva dieci anni e
ha sempre cercato di tenere lontano il suo passato.
La famiglia di Bahar, un'eccentrica dinastia di mistici, poeti e
filosofi in fuga da Teheran allo scoppio della Rivoluzione viene
raccontata ne
'L'illuminazione del susino selvatico' della scrittrice e
pittrice Shokoofeh Azar - classe 1972, rifugiata politica in
Australia e prima donna iraniana a percorrere in autostop la Via
della Seta - che con grande talento rievoca la tradizione della
narrazione orale persiana. Scritto originariamente in persiano e
pubblicato in Australia nel 2017, il romanzo è stato candidato
allo Stella Prize 2018 e all'International Booker Prize 2020.
Fariba Hachtroudi, nipote dello sceicco Esmaïl Hachtroudi,
leader religioso che ha difeso la laicità e la tolleranza e
figlia del grande matematico Mohsen Hachtroudi, più volte in
odor di Nobel, nel romanzo "L'uomo che schioccava le dita" ci fa
entrare nella più sordida prigione di uno stato in cui non è
difficile riconoscere l'Iran dove la prigioniera 455 è un mito.
Ogni giorno, bendata, viene torturata crudelmente, con sadismo,
ma non parla, resiste. Crede che sia giunta la sua ora quando un
uomo misterioso la libera dall'incubo con un semplice schiocco
delle dita.
E' la saga di una famiglia iraniana durante il movimentato
trentennio di modernizzazione, dagli anni Venti agli anni
Cinquanta, "Giardini di consolazione" di Parisa Reza, nata a
Teheran nel 1965 in una famiglia di artisti e intellettuali,
trasferita in Francia da quando aveva diciassette anni. Con
questo suo libro d'esordio nel 2015 ha vinto il Premio Senghor
per il miglior romanzo francofono. (ANSA).
Voci di donne iraniane in cinque libri, escono in nuova edizione
L'8 marzo per Edizioni E/O, in copertina capelli come fiamme
